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Dimissioni Ignazio Marino, un anno vissuto pericolosamente

Dalla sua Panda rossa parcheggiata in sosta vietata alle presunte multe non pagate. Dalla recente polemica sulle cene private forse pagate coi soldi del Campidoglio ai tanti e criticati viaggi del sindaco. Quella fra Roma e Ignazio Marino è una storia difficile.
A cura di Enrico Tata
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Aggiornamento: l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto in via definitiva per insussistenza del fatto per l’accusa di peculato in relazione all’utilizzo della carta di credito concessa a fini istituzionali da Roma Capitale (la cosiddetta vicenda “scontrini”). 

Aggiornamento: per quanto riguarda il procedimento penale legato alla “Panda Rossa” e alle multe non pagate, per l’accusa di violazione del sistema informatico l’inchiesta è stata archiviata e i responsabili del reato rimasti ignoti. Inoltre le motivazioni sottolineano come “a fronte di una sostanziale regolarità amministrativa del permesso rilasciato al sindaco vi è stato stato effettivamente un accesso abusivo al sistema informatico con la finalità di modificarne sia pur temporaneamente i dati”. 

Dalla sua Panda rossa parcheggiata in sosta vietata alle presunte multe non pagate. Dalla recente polemica sulle cene private forse pagate coi soldi del Campidoglio ai tanti e criticati viaggi del sindaco. Quella fra Roma e Ignazio Marino è una storia difficile. Fin dall’inizio, o quasi. Vince le elezioni nel 2013, è l’uomo nuovo del Pd. Politico, ma esterno alle logiche di partito. Viene soprannominato l’”alieno”. Il rapporto con i cittadini romani, però, si incrina presto, con il primo vero provvedimento della giunta: la pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Forse, comincia a sussurrare qualche cittadino, ci sono problemi più importanti da risolvere a Roma: le buche delle strade di Roma, i trasporti pubblici ogni giorno a singhiozzo, i rifiuti. Poi, lo scorso novembre arriva prima la rivolta di Tor Sapienza e poi il “Panda gate”.

La Panda rossa del sindaco

La Panda rossa di Ignazio Marino viene fotografata parcheggiata fuori dal Senato, un posto a cui il sindaco non aveva più diritto dopo le sue dimissioni da senatore. La polemica monta e qualcuno parla di otto multe per essere entrato  nella ztl del centro storico che non sarebbero state pagate dal primo cittadino.

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Mafia Capitale

Con l’inchiesta su “Mafia Capitale” arriva il vero grande scossone per la giunta guidata da Marino. Il sindaco è estraneo ai fatti, l’onestà del chirurgo genovese non è mai stata messa in discussione da nessuno, ma un assessore della sua giunta, Daniele Ozzimo, è coinvolto nell’inchiesta. Come pure il presidente del Consiglio capitolino, Mirko Coratti (Pd). Viene poi pubblicata una foto di Buzzi e Marino, dopo che il sindaco aveva assicurato di non averci mai parlato. Dopo Mafia Capitale e le ipotesi di scioglimento del Comune di Roma per Mafia, a Franco Gabrielli è stato conferito il compito di traghettare la città verso il Giubileo della Misericordia che inizierà il prossimo 8 dicembre. "Non mi sento la badante di Marino, mi sento un leale collaboratore", aveva detto il prefetto.

Le gaffe

“Con i giornali ci incarto le uova”, ha detto una volta il sindaco. E a una cittadina si è rivolto così: “Connetta quei due neuroni che ha”. Gaffe, frasi poco opportune del sindaco che hanno scatenato polemiche su polemiche. Come quando dal palco della festa del Pd di Roma, Marino disse: “Ricacceremo i fascisti nelle fogne”.

I viaggi

Probabilmente è solo sfortuna, ma il sindaco non c’è mai quando a Roma succede qualcosa. Marino non c’era, era a Milano, quando lo scorso novembre su Roma si abbatteva un violento nubifragio. E non c’era quando a Don Bosco si celebravano i funerali di Vittorio Casamonica con la banda e i petali di rosa che volavano sul cielo di Roma. È in ferie anche quando Gabrielli viene nominato.

Le cene e il Papa

Ha resistito sempre Ignazio Marino, fino all’ultimo caso: il viaggio a Philadelphia e gli scontrini delle sue spese pubblicate sul sito del Comune. Prima il Papa che dice di non aver invitato Marino negli Usa, poi le polemiche sui costi del viaggio del sindaco. Il sindaco decide di rendere pubblici tutti gli scontrini delle spese sostenute con la carta di credito comunale. Ma si rivela un boomerang: un ristoratore sostiene che una cena di rappresentanza, pagata con la carta di credito del Comune, fosse in realtà una cena con la moglie. Ieri l'ultimo disperato tentativo per resistere all'ennesima polemica: "Pagherò di tasca mia tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune".

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