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Opinioni

Comunali 2016, Berlusconi va con Marchini: il centrodestra muore a Roma

Silvio Berlusconi ritira il suo candidato Guido Bertolaso per convergere sul centrista Alfio Marchini e non su Giorgia Meloni. A Roma il Cavaliere suona il de profundis al centrodestra come l’abbiamo conosciuto e sancendo la nascita di una destra-destra a egemonia leghista.
A cura di Valerio Renzi
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La telenovela, che a dire il vero ha fatto sbadigliare anche gli addetti ai lavori, è finalmente arrivata all'ultima puntata: Silvio Berlusconi ritira l'appoggio a Guido Bertolaso per convergere sul civico Alfio Marchini, già appoggiato dai centristi di Ncd. Una scelta che traccia il futuro della destra italiana suonando le campane a morto alla storia del centrodestra così come lo abbiamo conosciuto: scegliendo di non appoggiare Giorgia Meloni convergendo con la Lega di Matteo Salvini, il Cavaliere consegna la sua eredità politica nelle mani al centro dello schieramento che ha governato l'Italia quasi ininterrottamente per quindici anni.

La grande capacità politica di Silvio Berlusconi è stata quella di fondere culture politiche diverse in un solo progetto che ambiva a governare il paese: naufraghi della Prima Repubblica, postfascisti redenti nell'acqua di Fiuggi, esponenti dei ceti sociali emergenti nell'Italia degli anni '90 e del mondo dell'economia e delle professioni. Moderatismo e slogan populisti, tutto frullato in una ricetta politica che in molti ancora tentano di copiare fuori dai confini italiani ma che qui, a casa nostra, sembra però essersi esaurita. Un centrodestra costruito su misura del suo indiscusso demiurgo, con Berlusconi come centro di gravità permanente.

Che le elezioni romane rappresentassero un crocevia per il centrodestra nazionale, ben oltre la partita locale, è da tempo sotto gli occhi tutti, che consegnasse al paese un centro, che può ambire a governare solo come stampella del Partito della Nazione, e una destra-destra a egemonia culturale e politica leghista, era un esito tutt'altro che scontato. La parabola discendente di Berlusconi è iniziata ormai da tempo, pesa l'età anagrafica, gli scandali sessuali e gli esiti giudiziari, e l'ascesa di una destra-destra con caratteri lepenisti sembra ormai un dato di dato fatto. Ora il Cavaliere ha deciso di gestire la sua uscita di scena in tono minore, accontentandosi di fare da ago della bilancia, consegnando la sua straordinaria epopea politica al campo dei moderati piuttosto che alla destra di Meloni e Salvini.

Sullo scacchiere romano questo vuol dire rischiare di non arrivare al ballottaggio, di fatto rinunciare alla vocazione maggioritaria e di governo per tutto lo schieramento avversario al Partito democratico: Giorgia Meloni sgomita con Giachetti nei sondaggi, ma con i voti di Marchini e Berlusconi il sorpasso sul Pd sarebbe stato un dato certo. Dal canto loro centristi e berlusconiani potranno al massimo giocare da ago della bilancia.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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