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Carrozza, elicottero e musica del “Padrino”: i funerali del boss Casamonica a Roma

Govedì mattina nella chiesa di Don Bosco a Roma si sono celebrati i funerali di Vittorio Casamonica, 65 anni, considerato uno dei capi dell’omonimo clan della Capitale. Le esequie sono state all’insegna dello sfarzo, tra carrozze trainate da cavalli, Rolls-Royce e la musica del film “Il Padrino”. Infuria la polemica politica, mentre sembra che nessuno a Roma tra prefettura, questura e vigili fosse a conoscenza dei funerali.
A cura di Francesco Loiacono
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Funerali all'insegna dello sfarzo giovedì mattina a Roma per Vittorio Casamonica, 65 anni, considerato uno dei capi dell'omonimo clan criminale della Capitale. Circa un centinaio le persone che hanno partecipato alle esequie, che si sono svolte nella chiesa di Don Bosco in un'atmosfera tutt'altro che sobria. Il feretro di Vittorio Casamonica è stato trasportato in chiesa su un'antica carrozza trainata da cavalli, mentre nell'aria risuonavano le note della colonna sonora del film "Il Padrino". Il tutto mentre, dall'alto, un elicottero lanciava petali rossi sulle persone presenti.

Carrozza e musica del "Padrino": i funerali del boss Casamonica

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Vicino alla chiesa sono stati srotolati e appesi due grossi manifesti: il primo raffigurava il defunto, vestito di bianco e con un vistoso crocifisso sul petto, accanto al Colosseo, con la scritta "Re di Roma". Sul secondo campeggiava un'altra scritta dal tenore simile: "Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso". Lo sfarzo non è cessato nemmeno al termine della funzione religiosa: il feretro del boss è stato caricato su una lussuosa auto, una Rolls-Royce, mentre una banda musicale diffondeva le note di un'altra celebre colonna sonora, quella del film di Kubrick "2001 Odissea nello spazio". Il clan dei Casamonica è uno dei più conosciuti nella Capitale. In passato è stato più volte coinvolto in casi di cronaca per arresti, usura, estorsioni e droga.

Bindi: "Ostentazione di potere mafioso"

Lo sfarzo dei funerali di una persona considerata a capo di un clan criminale, di fronte a una chiesa e in una città, Roma, che a novembre si prepara ad affrontare il maxi-processo per Mafia Capitale, non potevano passare sotto silenzio. E infatti la polemica politica è esplosa, con diversi esponenti che hanno voluto intervenire sul caso e anche usarlo per rinfacciarsi responsabilità, come nelle più bieca tradizione della politica nostrana.

La presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi ha parlato di "ostentazione di potere mafioso" rispetto a quanto avvenuto, affermando di voler accertare "se tutto questo sia accaduto con o senza le dovute autorizzazioni". Secondo Bindi comunque il "clima di consenso" registrato attorno ai funerali sono la dimostrazione dell'esistenza della mafia nella Capitale. Un messaggio condiviso anche dal vicesindaco di Roma, Marco Causi.

Mentre Sel annuncia un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Angelino Alfano, il sindaco di Roma Ignazio Marino chiama in causa il prefetto della Capitale, Franco Gabrielli: "È intollerabile che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi". Gabrielli ha risposto che la prefettura non era al corrente delle celebrazioni e cercherà di accertare eventuali responsabilità. Ma d'altronde neanche questura, commissariato locale (i funerali sono stati celebrati al Tuscolano) e vigili urbani sembra fossero a conoscenza del fatto che si sarebbero svolti i funerali: circostanza molto strana considerata la "caratura" del defunto.

Botta e risposta tra Orfini e Maroni

Il presidente del Pd Matteo Orfini è stato uno dei primi a intervenire sulla vicenda, con un tweet perentorio: "Mai più. Roma non può essere sfregiata da chi la vorrebbe far diventare un set del Padrino".

Il suo messaggio ha però provocato un botta e risposta con il governatore della Lombardia Roberto Maroni, che ha twittato: "Col Pd al governo Roma è proprio Mafia Capitale", provocando poi la secca replica di Orfini: "La mafia a Roma ha dilagato quando c'era il tuo amico Alemanno e tu governavi. Abbi la decenza di tacere".

L'imbarazzo del vicariato: "Il parroco non sapeva cosa stava accadendo"

La vicenda ha investito anche il vicariato, imbarazzato per lo sfarzo delle celebrazioni. Da fonti interne, riportate dal Corriere, le istituzioni religiose hanno spiegato che il rito che si è svolto in chiesa è stato normale, mentre ciò "che è avvenuto all’esterno è stato fatto senza autorizzazione, anche se non era il parroco ad avere la competenza. Il parroco non era al corrente di cosa stava accadendo", così come riferito dallo stesso sacerdote ai microfoni di Fanpage: le affissioni dei poster e le "scene hollywoodiane" sono avvenute all'esterno della chiesa, e il parroco non poteva impedirle.

La vedova Welby smentisce il parroco: "I manifesti c'erano dalla mattina"

Nella lunga coda di commenti e polemiche che sono seguiti ai funerali del boss Casamonica si è inserita anche Mina Welby, vedova di Piergiorgio, l'attivista radicale affetto da distrofia muscolare che scelse di morire nel dicembre 2006 facendosi staccare i macchinari che lo tenevano in vita da un medico. la moglie di Welby, come riportato dal Fatto quotidiano, ha affermato che i manifesti che ritraevano Casamonica vestito di bianco, con la scritta "Re di Roma" erano affissi all'esterno della chiesa Don Bosco già dalla mattina. Una versione che potrebbe smentire quella del parroco Giancarlo Manieri, che ha detto di essersene accorto solo al termine della funzione religiosa. Mancano, in realtà, precisi riferimenti temporali, necessari per poter capire da che ora erano affissi i poster.

Mina Welby era già intervenuta sull'argomento dei funerali di Casamonica, in quanto la stessa parrocchia di Don Bosco era stata negata dal vicariato – rappresentato allora da Camillo Ruini – per i funerali del marito.

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