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Alessandro diventa ricercatore senza mai lasciare il carcere: è il primo in Italia

Alessandro L. è il primo detenuto in Italia a diventare ricercatore senza essere mai uscito dal carcere. È detenuto nel reparto G8 del carcere romano di Rebibbia da più di 20 anni, dal giugno del 1995.
A cura di Enrico Tata
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Una cella di un carcere. Foto d'archivio
Una cella di un carcere. Foto d'archivio

Prima la laurea e poi il dottorato. Entrambi conseguiti studiando per anni nella sua cella a Rebibbia. Alessandro L. è il primo detenuto in Italia a diventare ricercatore senza essere mai uscito dal carcere. È detenuto nel reparto G8 dell'istituto romano da più di 20 anni (giugno 1995), ma il lungo periodo di reclusione non gli ha impedito di coltivare le sue passioni e nel 2013 si è laureato con lode in Sociologia e poi, lo scorso 23 febbraio, ha discusso la tesi finale per il dottorato di ricerca in Sociologia e Scienze applicate dell'Università di Roma La Sapienza. La tesi di laurea è intitolata: "Il lavoro rende liberi. Etnografia del ‘mondo' carcere", pubblicata da Gruppo Albatros Il filo, mentre la dissertazione finale del dottorato verteva sulla "Rieducazione, formazione e reinserimento sociale dei detenuti. Uno studio comparativo ed etnografico dei detenuti rientranti nella categoria ‘Alta sicurezza' in Italia: percorsi di vita, aspettative e reti sociali di riferimento". È stato lo stesso Alessandro a raccontare la sua storia in una lettera inviata al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia.

Il garante dei detenuti commenta la storia di Alessandro

"Se studiare all'interno del carcere è complicato, seguire un corso di dottorato lo è ancora di più, per la reale difficoltà di accedere ad adeguati strumenti di ricerca. Complimenti ad Alessandro, quindi, che è riuscito a portare a termine un percorso così arduo con grande determinazione. Mi auguro che il risultato raggiunto possa rappresentare un'occasione di riflessione sul tema dell'accesso agli studi, a tutti i livelli, per le persone detenute. Per questo sarebbe importante se l'amministrazione penitenziaria si attrezzasse per garantire agli studenti che intendono intraprendere un percorso formativo post laurea, idonei strumenti di studio e ricerca, anche informatici", ha commentato Anastasia.

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