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Alessandro Di Battista: “Non mi candiderò a sindaco di Roma”

Il deputato del M5S Alessandro Di Battista ha detto che non si candiderà a sindaco di Roma qualora l’attuale primo cittadino, Ignazio Marino, dovesse dimettersi, opzione giudicata da Di Battista “possibile e decorosa”. In caso di elezioni anticipate Di Battista è sicuro che il M5S potrà “quantomeno arrivare al ballottaggio”.
A cura di F.L.
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Il deputato del Movimento 5 stelle Alessandro Di Battista non si candiderà alla poltrona di sindaco di Roma. Lo ha detto lui stesso in un'intervista al Corriere della sera, nella quale ha smorzato l'entusiasmo di chi lo vede già seduto al Campidoglio, ma al tempo stesso è tornato a ribadire come le dimissioni dell'attuale sindaco, Ignazio Marino, siano un'opzione "possibile e decorosa": "Mi fa piacere che ci sia un attestato di stima così forte nei miei confronti, ma mi fa ancora più piacere l’idea di concludere il mio mandato in Parlamento, quindi non mi candiderò a sindaco di Roma", è il passaggio-chiave dell'intervista al deputato M5S.

Roma, Di Battista non si candiderà a sindaco

Di Battista ha spiegato che nonostante nel Movimento, specie a Roma, sia molto forte il sostegno dei grillini alla sua possibile candidatura – si parla di possibili iniziative di mailbombing mentre sui social network ci sono già diversi gruppi attivi – non derogherà alle regole del M5S, che prevedono che chi viene eletto mantenga fede al proprio mandato. Il suo scadrà con l'attuale legislatura: lui, quindi, resterà in Parlamento. D'altra parte, secondo Di Battista il sindaco Marino, alle prese (indirettamente) con gli scandali di Mafia Capitale, con i problemi legati alla sicurezza e al degrado della Capitale e con la questione del salario accessorio, dovrebbe fare un passo indietro: "Si tratta di una opzione possibile e decorosa, ma hanno paura di andare al voto".

In caso di elezioni anticipate a Roma, Di Battista ha detto che "sono mesi che siamo convinti di poter quantomeno arrivare al ballottaggio nella Capitale". Idee chiare anche sulla prima mossa del Movimento in caso di vittoria: "Raccoglierebbe ed esaminerebbe i bilanci di tutte le partecipate e le delibere degli ultimi 20 anni".

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